papiro nuziale

Papiro Nuziale

codice: 667

Pergamena matrimoniale con discorso nuziale scritto su papiro con calamo ed inchiostro nerofumo

codice: 667
larghezza (cm): 65
altezza (cm): 110
disponibile subito: no
supporto: Papiro
materiali e strumenti: Calamo, Tempera all'uovo

IL LAVORO PIÙ DIFFICILE DI SEMPRE
(o anche: "quando il dio Thoth ti fa lo sgambetto")

"Non sono solito lavorare sui materiali degli altri, ma in passato ho già scritto vari metri di papiro, quindi mi aspetto che non ci saranno problemi"

Per tutti gli dei egizi quanto mi sono pentito di questa guasconeria!

Succede che qualche mese fa vengo contattato da una coppia indirizzata a me dalla Legatoria Castiglioni, una di quelle rare legatorie, a cui se chiedi un tomo in stile medievale conserva ancora la maestria per realizzarlo.

I due sono proprio il mio "cliente tipo": squisitamente gentili, appassionati, entusiasti, ed innamorati di un testo che vogliono rendere eterno: il discorso che è stato scritto per il loro matrimonio.
Ma c'è una differenza rispetto al solito: durante un viaggio hanno comperato un papiro, e da anni aspettavano sia di trovare il testo giusto da vergarci sopra, sia di trovare chi avesse le competenze per farlo. Poi hanno trovato me.

Io ho passato anni a selezionare i miei materiali, che reputo i migliori del mondo, e di cui sono sinceramente innamorato; ho rispetto sia del mio tempo, che dei danari dei miei committenti, e per me è importante onorare entrambe queste cose con il meglio che il ventunesimo secolo possa offrire.
Normalmente avrei rifiutato di scrivere su un papiro non mio, ma sono rimasto contagiato dalla passione e dall'entusiasmo con cui questa coppia mi ha raccontato la storia del perché era importante per loro scrivere quel testo su quello specifico papiro, ed improvvidamente ho risposto la frase con cui ho aperto il post:
"Non sono solito lavorare sui materiali degli altri, ma in passato ho già scritto vari metri di papiro, quindi mi aspetto che non ci saranno problemi"
Stolto, non sapevo cosa mi sarebbe aspettato!

Poi arriva il giorno in cui mi metto materialmente a preparare il lavoro: mi trascrivo a mano tutto il testo sulla mia brutta copia, ritaglio, impagino, sposto i pezzi fino a che non raggiungo un'armonia che mi soddisfi.
A quel punto mi preparo il nerofumo degli scribi egizi (fuliggine, resina, un po' di miele, acqua ed aceto ben mischiati insieme), mi preparo un calamo in canna che mi permetta di scrivere nella misura della brutta copia, stendo il papiro sul mio scrittoio e mi preparo bel bello a cuore sereno a passare qualche giorno di pace meditativa; scrivere è così rilassante quando lo fai in bella copia, e non hai bisogno di pensare più a nulla perché ti sei preparto tutto prima!

Ma a quel punto, ORRORE!
Quel papiro mi è ostile: non mi permette di usare la brutta copia per mettermi comodo al lavoro! Troppo scuro, opaco, chissà? forse è stato tinto, forse è invecchiato male, fatto sta che nulla funziona, la rigatura non si vede in nessun modo, né a matita né a carboncino, niente. Sono Fregato!

Ti puoi immaginare questo amanuense come sul Golgota che nella pace silenziosa dello scriptorium comincia ad urlare "DIO THOTH PERCHÉ MI HAI ABBANDONATOOOOOH" (sì, lo so, ho un ego molto grande ed un ipertrofico senso del dramma).

A quel punto cosa fai?
Risali alle fonti. E stendi i fili. Cioè seriamente: stendi i fili da una parte all'altra del foglio per simulare la rigatura.
Una rogna, ma problema risolto, no?
No, perché oltre alla rigatura l'altra cosa che non riuscivo a vedere e che non potevo risolvere coi fili erano i segni che metto per capire dove cominciare e finire le parole chiave che mi occorrono per impaginare, e oltretutto avevo pure sbagliato un po' le misure del calamo quando ne avevo preparato la punta, la qual cosa faceva sì che le lettere risultassero di misura un pochino differente rispetto alla brutta copia.
Insomma OGNI mio trucco, ogni scorciatoia maturata negli anni, tutto saltato.

Respiro, affido il mio cuore alla psicostasia (la pesatura del cuore egizia), pregando di essere sufficientemente puro e mi metto a scrivere come uno scriba, sperando di stare negli spazi, ché il papiro è lungo un metro, ma il testo è assai lungo e il timore di non starci dentro era serio e concreto nelle prime righe.

Ma vuoi sapere la verità?
Arrivato alla fine questo è stato uno dei lavori che più mi ha dato gioia. Il dramma iniziale aveva scavato in me un buco che è stato riempito dalla magia di vedere via via la texture del testo che si componeva lettera dopo lettera, anzi tratto dopo tratto.
Non sarebbe stato la stessa cosa andare via liscio dal principio alla fine. Non sarebbe stata per me l'esperienza memorabile e soddisfacente che si è rivelata alla fine.

La ciliegina sulla torta?
La gioia dei due sposi e del loro amico che aveva scritto il discorso, che ieri mi hanno chiamato in diretta mentre aprivano il pacco.
Anche questo è stato indimenticabile. Così come le parole con cui mi hanno onorato nella loro recensione. Te le riporto qui di seguito, perché - diamine! - nonostante la sindrome dell'impostore sempre presente, dopo tutto quel digrignar di denti iniziale, un po' stavolta sento di meritarle.



La Recensione

Dice di essere un artigiano ma non credetegli, è un Artista! Gli abbiamo commissionato la scrittura di un testo a noi caro su un vecchio papiro, molto difficile da lavorare. Con straordinaria perizia, Stefano è riuscito a rendere l'opera ben oltre le nostre aspettative, producendo, guidato da passione, conoscenza e amorevole cura per i dettagli, un manoscritto dal sapore antico, tanto da apparire redatto secoli fa. Oltre a questo, è stato un piacere lasciarsi coinvolgere dal suo amore per la parola scritta e un privilegio trovare in lui, spontanea, la voglia di cogliere e condividere il valore che il progetto aveva per noi. Lo ringraziamo di cuore perché è riuscito a trasformarlo in un'esperienza da ricordare.